Succhiamento del pollice

La cavità orale rappresenta per il bambino un veicolo di nutrimento ma anche luogo di contatto, conoscenza e comunicazione. La capacità del bambino di succhiare si manifesta già durante la vita intrauterina e si considera fisiologico il suo permanere fino ai 4 anni.

Intuitivamente il pollice diventa un sostituto del capezzolo materno e viene associato a stimoli piacevoli come la nutrizione, il rilassamento e addormentamento nell’illusione di avere la mamma accanto.

Le problematiche si presentano nel momento in cui la suzione del pollice permane fino all’età scolare, a questo punto possono instaurasi anomalie di sviluppo maxillo-facciale, episodi di malocclusione, malformazioni del palato. La gravità delle anomalie dipende dalla durata dell’abitudine ma anche da fattori ambientali e genetici che possono predissporre all’insorgenza di malformazioni ed anomalie funzionali.

La diagnosi si basa fondamentalmente sul riscontro anamnestico riferito dai genitori e la sua osservazione diretta da parte del clinico. Le terapie sono molteplici e non si riducono solo alla correzione dell’anomalia morfologica ma includono anche una valutazione neuropsicologica del bambino.

Molto efficace si è dimostrato l’utilizzo da subito del succhiotto: riduce di molto l’incidenza della suzione del pollice dal punto di vista statistico. Importante è ridurre la tensione, anche familiare, legata a questa pratica del bambino, pratiche
coercitive come applicazioni di alimenti amari, legatura del pollice risultano controproducenti.

Più efficace si dimostra la lode del bambino al mancato realizzarsi del comportamento che si vuole eliminare. Ai fini della correzione delle anomalie morfologice e al contempo la dissuasione alla suzione del pollice si può ricorrere a dispositivi endorali , più efficaci quelli fissi rispetto a quelli mobili. In entrambi i casi si richiede una terapia di almeno un anno.

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